Le emozioni possono essere definite come stati complessi dell'organismo caratterizzati da fattori psicologici e fisiologici.
Questi cambiamenti rendono l'organismo pronto ad una risposta adattiva/adattativa idonea ad una certa situazione.
Nell'evoluzionismo alle emozioni viene dato un ruolo rispetto alla sopravvivenza individuale.
Le emozioni influenzano l'attenzione, motivazione e interessi personali, ci indicano gli scopi verso cui muoverci per definirne i piani per il conseguimento.
Elementi percettivi, motori, cognitivi ed emotivi interagiscono nello sviluppo.
Uno sviluppo emotivo regolare faciliterà la maturazione cognitiva: saper gestire le emozioni significa essere in grado di mettere in atto la risposta adatta alla situazione.
Dalla nascita il bambino sembra già predisposto a relazioni sociali e alla comunicazione delle emozioni.
La madre fa da specchio per le emozioni provate dal bambino perché le riconosca come proprie ed entrare in contatto con la propria interiorità.
SÈ= totalità delle componenti psichiche individuali che permettono di interiorizzare le esperienze, riconoscendo ciò che appartiene a se stessi e cosa alla realtà esterna, a partire dal primo anno di vita.
La prima consapevolezza avviene attraverso il riconoscimento del proprio corpo, dai nove mesi ai due anni.
Katherine Bridges, negli anni Trenta, sviluppa la teoria della differenzazione: sostiene che i bambini, al momento della nascita, provano una sorta di generica eccitazione, ovvero un insieme di emozioni indifferenziate, che si manifestano attraverso movimenti disordinati e il pianto. Successivamente le emozioni cominciano a differenziarsi.
Carroll Izard (1924), al contrario, con la tesi dell'approccio differenziale, sostiene che il bambino differenzia le emozioni fin dalla nascita, manifestate attraverso le espressioni.
Le ultime a svilupparsi sono rabbia e paura con l'acquisizione dello sviluppo motorio, in quanto reazioni utili per evitare pericoli.
L'approccio funzionale sottolinea il ruolo delle emozioni nel rapporto individuo e ambiente.
L'organizzazione generale delle emozioni è presente nei neonati in forma rudimentale fin dalla nascita e successivamente si sviluppano. La funzione delle emozioni è quella di soddisfare i bisogni fondamentali, favorendo il processo di adattamento.
Col raggiungimento della consapevolezza di sé il bambino sperimenta emozioni speciali, come, a partire dai due anni, l'orgoglio, l'imbarazzo e la vergogna.
EMPATIA= saper entrare in sintonia con i sentimenti degli altri, si acquisisce dai due anni.
I neuroni specchio costituiscono un importante contributo per la comprensione dell'intersoggettivitá. Sono stati individuati verso gli anni Novanta, sperimentandoli sulle scimmie, utilizzando la risonanza magnetica: notarono che determinati neuroni si attivavano mentre la scimmia guardava qualcuno compiere un'azione. L'espeimento ha dato gli stessi risultati successivamente sugli esseri umani.
Possiamo individuare alcune fasi principali:
- dalla nascita ai due anni, il bambino può essere definito essere sociale, instaura cioè relazioni significative con le persone con cui passa più tempo. Nei primi anni di vita quindi l'interazione con gli adulti risulta più facile;
- dai due ai sei anni, i rapporti sociali del bambino si allargano e diventa rilevante l'ambiente esterno.
Ludwig Bertalanffy ha fondato il modello teorico dei sistemi ecologici, che sottolinea la complessità delle numerose dimensioni che influiscono nella sfera sociale.
Il concetto di sistema indica un complesso integrato costituito da più parti in relazione tra loro, per cui ogni parte influenza le altre.
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i contesti di influenza dell'individuo sono considerati dei sistemi
Questi sistemi sono influenzati da "reti di influenze" che interagiscono con essi e sono multidirezionali. Anche gli individui influenzano a loro volta i sistemi che li circondano.
Urie Bronfenbrenner, uno degli esponenti principali dell'approccio ecologico, considera l'ambiente sociale come il contesto dello sviluppo del bambino.
Il bambino viene influenzato dai microsistemi, cioè "sistemi ristretti", come la famiglia, e dall'interazione reciproca di questi stessi contesti.
Nel mesosistema avvengono le interazioni fra componenti di microsistemi.
Nell'ecosistema avvengono le interazioni fra i componenti di microsistemi ed esterni.
Nel macrosistema avvengono interazioni fra tutti i livellli, costituisce cioè la società.
Il gioco è una delle attività che più favorisce la socializzazione, dai due ai sei anni.
Si differenzia in gioco di padronanza, dove il bambino effettua attività che lo divertono e ripete schemi comportamentali, e nel gioco simbolico, dove il babino applica uno schema di comportamento a una situazione immaginaria.
L'inizio della scuola rappresenta un momento di forte discontinuità con la fase precedente: è l'inizio di una serie di richieste e competenze sociali maggiori.
Un bambino è definito socialmente competente quando è capace di instaurare rapporti stabili e accettare regole socialmente condivise, come ad esempio nei gioco di ruolo.
Rispettare le regole in un gioco significa anche uno sviluppo nel comportamento morale perchè succede non per morale eteroma (chiesto da un'autorità), ma per l'idea che esse siano un accordo del gruppo.
Kenneth Dodge fondò l'approccio chiamato Human Information Processing e sostine che l'interazione sociale tra pari è un compito che presenta molti problemi e la capacità di risolverli è la base della competenza sociale del bambino.
Nel suo modello di competenza sociale spiega che i bambini ricevono degli stimoli, che traducono in comportamento, del quale i coetanei faranno un'elaborazione.
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i bambini esercitano la loro competenza sociale attraverso l'interazione sociale con i coetanei
L'adolescenza è descrivibile come una condizione di confine nella quale si esaspera il conflitto tra scelta e identità: per l'adolescente l'elemento di sofferenza è collegato all'aprirsi del divario tra il non sapere chi si è e la paura di perdere ciò che si potrà essere.
Il sentimento di amicizia acquista importanza, gli amici diventano un'alternativa reale alla famiglia per sperimentare un nuovo senso di appartenenza.
Un gruppo si sceglie per interessi ed esperienze comuni, ma gli adolescenti hanno bisogno di aderire a regole di conformismo per farne parte.
Oggi studiare lo sviluppo psicologico significa tenere conto del grande contesto della cultura digitale. C'è il rischio che l'App generation acquisisca un'estrema dimestichezza con le modalità di interazione virtuale senza però una solida competenza emozionale e sociale.
Un fattore importante di distinzione fra l'esperienza virtuale e reale è l'autenticiticità, cioè l'elaborazione ed espressione di emozioni di cui si ha la padronanza e responsabilità.
Nell'interazione virtuali molti canali (voce, espressività, postura) sono falsati o impediti causando una visione distorta dell'altro a cui possono legarsi reazioni emotive altrettanto fuoriovanti.