Erodoto, storico greco del V secolo, fu il primo a mettere in forma scritta la diversità dei popoli incontrati nei suoi viaggi.
Verso il Quattrocento e Cinquecento (tempi in cui l'uomo veniva considerato soggetto più capace), con le grandi scoperte geografiche si incontrano altri nuovi popoli (1492).
Durante l'Illuminismo (XVII-XVIII, movimento intellettuale composito, fondato sull'idea che tutti gli esseri umani sono dotati di ragione), nel corso del Settecento, si iniziò ad elaborare una teoria dell'unità del genere umano, come unica specie dotata di facoltà mentali e sulla nozione di progresso.
Nel corso dell'Ottocento gli antropologi si sono distinti dai colonizzatori per la volontà di stabilire rapporti di reciproca comprensione con le popolazioni da loro studiate.
La Società degli osservatori dell'uomo= fecero ricerche, viaggiando per varie popolazioni, con lo scopo di migliorare la vita dei cittadini francesi.
LA PRATICA ANTROPOLOGICA
Gli antropologi oggi studiano qualsiasi tipo di popolazione. Solo all'inizio del Novecento si iniziò a visitare le popolazioni personalmente. Ora é ancora così.
LA NATURA "CULTURALE" DEGLI ESSERI UMANI
L'uomo, a differenza di tanti animali, nasce incompleto cioè lo sviluppo del cervello termina solo anni dopo e grazie alle informazioni, l'educazione, date dai suoi simili. Quindi, é indirizzato a una specifica cultura.
La cultura presenta una tendenza all'organizzazione interna attraverso modelli culturali. Cioè ciò che guida i nostri atteggiamenti pratici e mentali.
Lo sviluppo del cervello umano termina dopo i 15 anni. La scelta della modalità con cui sopravvivere dipende dall'educazione del gruppo con cui cresce.
Quindi l'essere umano è indirizzato a certi pensieri e certe azioni dai simili intorno a lui, perchè deve adottare modi di comportamento e ragionamento riconoscibili agli altri. Le inclinazioni che farà crescendo sono la cultura.
L'antropologia studia le diversità delle culture ma anche le somiglianze e i significati.
La cultura presenta una tendenza all'organizzazione interna e aperta a nuove connessioni, che si attua attraverso i modelli culturali. Cioè un sistema di idee organizzate che guidano i nostri atteggiamenti (es. carne).
Sono interriorizzati attraverso l'educazione in modo esplicito o implicito (inculturazione).
Sono tramandati da una generazione all'altra, e si trasformano con il continuo cambiamento del mondo.
LA CONTINUA TRASFORMAZIONE DELLE CULTURE
La trasformazione dei modelli crea conflitti intergenerazionali molto forti, perchè si scontrano visioni del presente e del futuro in contrasto fra loro.
I modelli vecchi sono in continua tensione con quelli nuovi, infatti noi li selezioniamo al fine di raccogliere elementi culturali che si colleghino a quelli in vigore, per bloccare l'intrusione di modelli incompatibili. Alcuni modelli, invece, vengono imposti.
Una cultura può essere più o meno aperta o chiusa e quindi pronta al processo di acculturazione (ricevere elementi esterni).
Per essere efficaci i modelli devono essere condivisi e riconoscibili, quindi comunicabili, a tutti. O saranno ignorati o non capiti, per questo non esistono linguaggi universali.
La cultura è operativa in quanto qualunque atto umano, finalizzato a uno scopo, ci mette in condizione di agire.
Il rapporto fra cultura e istinto è studiato dall'etologia, cioè la scienza del comportamento animale. L'uomo si basa su entrambi, quindi l'istinto guidato dalla cultura come certi mammiferi o uccelli (es. macachi lavano patate). Anche gli animali utilizzano la cultura come fatto strumentale ma non come un complesso di significati.
Pure l'habitus è un sistema di disposizioni, scoperto da Pierre Bourdieu, determinato dalla cultura ma anche dai fattori sociali, è il comportamento he adottano all'interno dei modelli (es. donne uomini).
LO STUDIO DELLA CULTURA E LA RICERCA ANTROPOLOGICA
La cultura non ha dei confini ma dei nuclei forti, che le fa assomigliare o distinguere.
Esiste quando c'è qualcuno che ne afferma l'esistenza, è strettamente connessa con l'identità.
Lo studio della cultura comporta una prospettiva olistica, cioè la consapevolezza che un significato può essere compreso solo con le relazioni con gli altri significati a lui connessi. La cultura è un'entità olistica, cioè complessa e integrata, formata da elementi in relazione.
Quindi l'antropologia studiano solo alcuni aspetti e non l'interezza di una cultura di conseguenza considerano l'oggetto di studio in relazione ad altri elementi culturali.
L'etnografia significa entrare in contatto con realtà culturali diverse dalle proprie ed è essenziale, è descrivere un popolo. Gli antropologi trascorrono direttamente il tempo con il soggetto di studio cioè sono osservatori partecipanti che cominciano a vedere il mondo dal loro punto di vista in modo distaccato.
Gli antropologi devono far fronte a molte difficoltà come essere mal visti dal popolo.
Etnocentrista= atteggamento del vedere tutto dal punto di vista del proprio gruppo.
Relativismo= comprendere un comportamento diverso dal proprio.